SOCIOLOGIA

EMILE DURKHEIM

Sociologo. Nasce a Epinal, in Lorena, il 15 aprile del 1858 in una famiglia di origine ebraica. Fin dall’infanzia matura l’ambizione dell’insegnamento: dopo aver frequentato il liceo, al terzo tentativo riesce a superare gli esami di ammissione all’Ecole Normale Superieure e nel 1879 si iscrive al suo primo anno.
Durante gli anni di studio Emile Durkheim lavora come insegnante prima al liceo, poi all’università . Nel 1885 compie un viaggio in Germania dove ha modo di avvicinarsi alle idee di Wundt e alla filosofia sociale tedesca. Durkheim cerca di delineare una scienza positiva della società – la sociologia – che riconosca da una parte il ruolo della cornice morale intrinseca al tessuto sociale e dall’altra adotti una metodologia empirica che sviluppa i suoi studi dalle condizioni reali. Non a caso egli considera compito primario della sociologia lo studio empirico della società come organismo morale che permette la coesione sociale.
La maturazione di queste idee conducono Durkheim alla preparazione e presentazione de “La divisione del lavoro sociale” come tesi di dottorato all’accademia, l’opera costituisce una delle pubblicazioni più controverse e dibattute della sociologia: in essa Durkheim delinea la sua teoria dello studio della coesione sociale nella società ed espone gran parte dei temi che resteranno centrali lungo tutto il suo percorso di studi.
All’inizio dell’opera lo studioso si chiede come sia possibile nella società moderna assicurare la solidarietà tra i suoi membri quanto più diviene rapida e complessa la loro differenziazione. La premessa centrale dello studio è che la coesione e i codici morali debbano essere studiati empiricamente così come si presentano nella realtà e che ogni sistema sociale disponga di un ordinamento etico adatto per le sue specifiche condizioni.
La tesi centrale del libro è che, secondo Durkheim, la società moderna assicura la coesione attraverso un genere di solidarietà, da lui definita organica, che differisce dalla solidarietà meccanica presente nelle società tradizionali. La prima, infatti, è fondata sullo scambio e sulle relazioni di reciproca interdipendenza delle parti (predomina quindi la coscienza individuale), mentre la seconda è centrata sulla condivisione di credenze e sentimenti collettivi (la coscience collective predomina sugli individui). La transizione dei due ordinamenti morali è studiata empiricamente attraverso i sistemi di diritto vigenti nei due tipi di società: ossia del prevalere del diritto amministrativo (sanzioni restitutive), nel primo caso, o del diritto penale (sanzioni repressive) nel secondo.
Secondo Durkheim questo cambiamento conduce un vantaggio in termini di maggiori possibilità per l’uomo: l’individuo, infatti, non più vincolato dalla nascita ad una posizione sociale ascritta, sperimenta la libertà all’interno di un quadro sociale che regola la condotta e fornisce i fini socialmente desiderabili. L’individualismo non è dunque una patologia della società moderna, bensì un nuovo tipo di ordinamento che presuppone la presenza di un’autorità morale e non il suo declino. I conflitti sociali esistenti in quegli anni, spiega Durkheim, sono allora dovuti agli squilibri non ancora risolti nel passaggio tra i due tipi di solidarietà, in quanto deve ancora realizzarsi pienamente ed efficacemente il nuovo ordinamento morale della società moderna: l’individualismo etico (ossia la giustizia sociale, le pari opportunità e il criterio del merito). La condizione patologica della società che risale alla mancanza di codici morali efficaci nel regolare le condotte degli individui è definita da Durkheim come anomia, concetto tra i più noti dell’opera durkheimiana.


MAX WEBER



La razionalizzazione

Anche il tedesco Max Weber si trova a riflettere sull'evento storico della società industriale, mettendone in luce alcune caratteristiche molto importanti.

A differenza di Durkheim, l'attenzione di Weber è attirata non tanto dall'industrializzazione come tale, quanto da un processo più vasto di cui la nascita del capitalismo prima, e dell'economia industriale poi, non sono che le manifestazioni più evidenti. Egli lo chiama processo di razionalizzazione.

Da sempre l'umanità cerca di spiegarsi ciò che le accade intorno, attribuendo gli eventi a delle cause, a dei motivi: se mi sto bagnando è perchè piove. Ma molto diversi sono l'atteggiamento dell'uomo premoderno e l'atteggiamento di quello moderno di fronte a ciò che non si capisce, di cui non comprendiamo le cause. Mentre il primitivo per spiegare ciò che non capisce ricorre a delle forze oscure e sovramondane, l'uomo razionalizzato della società occidentale pensa che nulla sia di principio inesplicabile: se qualcosa gli sfugge, ciò dipende dai suoi limiti personali, oppure dai limiti della conoscenza che prima o poi potranno essere superati, e non dall'esistenza di ambiti della realtà che siano di principio imperscrutabili.

Per Weber la razionalizzazione della società è quindi quel processo attraverso cui la fede nell'esistenza di cause in linea di principio comprensibili per tutti i fenomeni naturali.

   
La secolarizzazione
 Un fenomeno parallelo alla razionalizzazione è la secolarizzazione della società ovvero la perdita di valore delle credenze religiose e superstiziose tradizionali a vantaggio di comportamenti più laici e razionali. Weber mette in evidenza come la secolarizzazione sia una caratteristica intrinseca del mondo occidentale industrializzato e non una sua degenerazione. 
A partire dal rinascimento comincia a farsi gradualmente a farsi strada l'idea che l'uomo possa essere artefice della propria fortuna, che abbia tra le mani le sorti del proprio futuro. Progressivamente la religione perde la sua centralità nelle vicende della vita quotidiana, sostituita da una cultura più laica e materiale
L'etica protestante e lo spirito del capitalismo 

Il migliore esempio del mondo in cui la razionalizzazione opera nell'ambito religioso, secondo Weber, è il protestantesimo, e più precisamente del calvinismo. Uno dei cardini teorici della teologia calvinista è la dottrina della predestinazione. Il nostro destino è segnato dall'eternità, perchè Dio stesso, che è onnipotente e non può dunque dipendere nelle sue scelte dalle nostre azioni, ha già da sempre disposto la nostra personale dannazione o la nostra salvezza.

Weber mostra come presso le confessioni protestanti, questa spinta a operare nel mondo abbia dato vita alla figura dell'imprenditore privato moderno, una persona impegnata per raggiungere il successo mondano in campo economico e professionale. Tuttavia i suoi obiettivi non sono solo la ricchezza e il lusso ma anche il successo economico. Così il suo successo sarà ancora maggiore, al pari delle ricchezze conseguite che verranno nuovamente reinvestite. Tutto ciò consente a Weber di dimostrare che almeno in principio lo spirito razionale del capitalista è anche profondamente religioso. Se per Marx i fattori economici sono la spiegazione di ciò che avviene nella sovrastruttura della società Weber mostra che in certi casi le credenze religiose possono essere la causa di avvenimenti in campo economico.


L'agire sociale
Mentre nelle società premoderne l'agire degli individui veniva orientato e diretto prima lentamente da due forze, l'affettività spontanea e la fedeltà a una tradizione, nella società moderna prende il sopravvento una terza forza: la religione, intesa come consapevolezza percentuale, ovvero la capacità di prevedere e calcolare le conseguenze delle azioni e di decidere il proprio comportamento in funzione delle conseguenze che si vogliono ottenere. Qualunque azione umana, in ogni epoca storica, è governata da queste forze: affettività spontanea, fedeltà ad una tradizione, ragione.

Quattro tipi di agire sociale

Weber osserva allora che tutte le azioni sociali degli esseri umani possono essere classificate secondo dei tipi ideali ovvero dei modelli fondamentali di agire: l'azione affettiva è il modello di tutte le azioni che soddisfano un bisogno o un desiderio o un affetto in maniera immediata; L'azione tradizionale indica il genere di azioni compiute per abitudine; l'azione razionale è l'insieme delle azioni orientate dalla riflessione razionale di chi agisce.





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